sabato, 22 Febbraio 2025
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L’Ozempic deriva letteralmente da un mostro – e non è l’unico

Il morso tossico del mostro di Gila e la scoperta dei GLP-1 agonisti

Alla fine del XX secolo, l’endocrinologo Daniel Drucker era alla ricerca di un ormone simile al GLP-1 umano, che potesse regolare l’appetito e il livello di zucchero nel sangue senza essere rapidamente degradato dal corpo umano. La sua ricerca lo portò a studiare il veleno del mostro di Gila, un rettile il cui morso è noto per essere tossico.

La scoperta nel veleno del mostro di Gila

Drucker si ispirò al lavoro di altri scienziati, tra cui l’endocrinologo John Eng, il gastroenterologo Jean-Pierre Raufman e il biochimico John Pisano, che avevano sequenziato le proteine nel veleno del mostro di Gila e trovato due proteine simili al GLP-1 umano. Drucker e il suo team dell’Università di Toronto acquisirono un esemplare di mostro di Gila dal programma di allevamento dello zoo dello Utah per ulteriori ricerche. Questo lavoro confermò che i geni unici della specie producevano una proteina che imitava il GLP-1, ma con una durata maggiore nel corpo umano.

La creazione di una versione sintetica

Negli anni successivi, fu creata una versione sintetica di questa proteina, che divenne un GLP-1 agonista per il trattamento del diabete di tipo 2. Oggi, è anche utilizzata per la gestione del peso, con ulteriori applicazioni in arrivo.

Altri farmaci derivati dal mondo naturale

Questa non è l’unica volta in cui ci siamo affidati al mondo naturale per sviluppare farmaci salvavita. Un esempio proviene dal veleno di un serpente, il vipera brasiliana, che ha portato alla creazione del lisinopril, un farmaco utilizzato per trattare l’ipertensione e l’insufficienza cardiaca.

Il contributo delle spugne marine

Le spugne marine, tra gli animali più antichi del pianeta, hanno sviluppato molecole interessanti nel corso del tempo. La spugna caraibica produce nucleosidi che la proteggono da DNA estraneo, e uno di questi è utilizzato nel trattamento del linfoma non-Hodgkin e della leucemia.

Il veleno dello scorpione deathstalker

Nel 2004, un team di ricercatori scoprì che il veleno dello scorpione deathstalker conteneva una molecola utile per individuare i tumori cerebrali. Il peptide clorotossina, in combinazione con un colorante, permette di visualizzare le cellule tumorali sotto luce infrarossa, migliorando la precisione delle operazioni chirurgiche.

 

Fonte: Science Alert

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Salvatore Macrì
Salvatore Macrìhttps://sotutto.it
Amante della tecnologia, della buona musica e della SEO, scrivo articoli per puro divertmento e per delucidare delle tematiche legate alla vita quotidiana per rendere questo mondo meno complicato. Sensibile ai temi ambientali e strenue sostenitore di una "green revolution" che nasca dal basso.
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