Molte persone che lottano con il proprio peso si sono sentite dire di “mangiare di meno e muoversi di più”. Altre hanno provato per anni diete alla moda, dal regime chetogenico al digiuno intermittente, con risultati minimi. Nonostante i loro sforzi, spesso si trovano ad affrontare il giudizio di medici, amici, familiari e persino sconosciuti, che attribuiscono il problema a una mancanza di disciplina.
Tuttavia, per molte persone con obesità, il loro stesso corpo sembra remare contro di loro, a causa di meccanismi biologici che vanno ben oltre la semplice forza di volontà. Milioni di individui convivono con il peso di uno stigma sociale per una condizione che, in realtà, ha basi scientifiche complesse.
Oltre il mito della scelta personale
L’obesità è una grave emergenza sanitaria che colpisce milioni di persone in tutto il mondo, ma viene spesso ridotta a una questione di scelte individuali. I dati canadesi rivelano che il 26,6% della popolazione è affetto da obesità, mentre l’8,1% soffre di diabete. Per troppo tempo, l’opinione pubblica ha incolpato i singoli per scelte di vita sbagliate, ignorando le cause profonde e multifattoriali di questa condizione.
È fondamentale cambiare prospettiva e comprendere l’obesità oltre il semplice cambiamento dello stile di vita. Gli studi scientifici stanno dimostrando che alla base vi sono fattori genetici, ambientali e fisiologici. Ridurre la questione alla formula delle calorie ingerite rispetto a quelle bruciate non solo è un approccio limitato, ma contribuisce anche a rafforzare lo stigma e a semplificare eccessivamente la complessità del problema.
Quando il tessuto adiposo non funziona correttamente
Il vero nodo della questione risiede nel modo in cui il corpo gestisce il grasso. Il tessuto adiposo, in particolare quello sottocutaneo (SAT), svolge un ruolo essenziale nella regolazione dell’energia e nella salute metabolica.
Quando il grasso corporeo si accumula in eccesso, il SAT può iniziare a funzionare in modo anomalo, favorendo lo stoccaggio eccessivo di grasso negli organi, come il fegato e i muscoli. Questo fenomeno aumenta il rischio di sviluppare diabete e malattie cardiovascolari. In altre parole, non è solo una questione di peso in eccesso, ma di come il corpo immagazzina e utilizza il grasso.
La ricerca su metabolismo, nutrizione e obesità
Gli scienziati del laboratorio MON (Metabolism, Nutrition and Obesity) dell’Università Concordia stanno studiando l’ambiente del tessuto adiposo per comprendere meglio i meccanismi alla base dello sviluppo di malattie metaboliche. Identificare le specifiche disfunzioni del SAT potrebbe permettere di sviluppare terapie mirate per ripristinarne la funzione, anziché limitarsi semplicemente a ridurre il peso corporeo.
Uno degli aspetti chiave della ricerca riguarda la distribuzione del grasso nel corpo. Il SAT presente nella parte inferiore del corpo, attorno a fianchi e cosce, sembra comportarsi in modo diverso rispetto a quello localizzato nell’addome. Analizzare le differenze cellulari e genetiche tra queste aree potrebbe offrire nuove prospettive sul legame tra obesità e diabete.
Il ruolo dei fattori esterni
Oltre alle caratteristiche genetiche, anche fattori esterni possono influenzare il comportamento del tessuto adiposo. Ad esempio, la distribuzione e il funzionamento del SAT variano in base al sesso biologico: il modo in cui il grasso viene accumulato e utilizzato nel corpo di un uomo è diverso rispetto a quello di una donna.
L’obesità, quindi, non può essere ridotta a una semplice questione di eccesso di peso. Comprendere i processi biologici alla base della malattia è essenziale per sviluppare trattamenti più efficaci e personalizzati.
Fonte: Science Alert
Ricevi le ultime attualità sul mondo tech!