Una popolazione sconosciuta di asteroidi condivide l’orbita di Venere e intriga gli scienziati. Le loro traiettorie instabili potrebbero avvicinarli al nostro pianeta. Questi corpi celesti, noti come co-orbitali o troiani, accompagnano Venere nella sua rivoluzione attorno al Sole. Sebbene la loro esistenza sia nota da anni, due studi recenti rivelano che alcuni potrebbero, a lungo termine, adottare orbite che li portano vicino alla Terra. Non c’è alcun pericolo immediato, ma questi lavori sottolineano la necessità di monitorare meglio questi oggetti discreti.
Orbitali imprevedibili
Gli asteroidi co-orbitali di Venere si muovono in zone gravitazionalmente stabili, chiamate punti di Lagrange. Secondo le simulazioni, la loro traiettoria può diventare instabile su scale temporali superiori a 12.000 anni. Alcuni adottano orbite allungate, aumentando la probabilità di incrociare quella della Terra. Tra i 20 co-orbitali identificati, tre potrebbero avvicinarsi molto al nostro pianeta. Queste proiezioni, pubblicate su Icarus, riguardano asteroidi di 300-400 metri di diametro. La loro dimensione li classifica tra gli oggetti potenzialmente pericolosi, ma nessuno rappresenta una minaccia per diversi millenni. Le perturbazioni gravitazionali rendono le loro traiettorie caotiche nel lungo termine. Un secondo studio, in fase di revisione, conferma questa instabilità anche per orbite inizialmente poco eccentriche.
Una rilevazione complessa
Individuare questi asteroidi è complicato a causa della loro vicinanza al Sole. I telescopi terrestri possono osservarli solo brevemente al crepuscolo o all’alba. La luminosità solare e la distorsione atmosferica limitano notevolmente la loro rilevazione. Il futuro osservatorio Vera Rubin, in Cile, potrebbe trasformare questa ricerca. Il suo ampio campo visivo e la sua sensibilità permetterebbero di scoprire migliaia di nuovi asteroidi, inclusi quelli nascosti vicino a Venere. Un telescopio spaziale a infrarossi, come il NEO Surveyor della NASA, completerebbe queste osservazioni evitando le interferenze atmosferiche. Questi strumenti offriranno una migliore stima dei rischi reali. Per ora, gli scienziati insistono sull’assenza di minacce a breve termine.
Fonte: Techno Science
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