domenica, 23 Febbraio 2025
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Il canto delle balene rivela sorprendenti somiglianze con il linguaggio umano, scoprono gli scienziati

Due nuovi studi rivelano la sofisticazione dei canti delle balene

Recenti ricerche hanno scoperto una sorprendente complessità nei canti delle balene, mettendo in discussione la nostra presunta unicità e offrendo nuove prospettive sull’evoluzione del linguaggio. Alcune balene, come le megattere (Megaptera novaeangliae), possono eguagliare o addirittura superare l’efficienza del nostro linguaggio, secondo uno degli studi. Un altro studio ha evidenziato che i canti delle megattere seguono una struttura statistica tipica del linguaggio umano.

Simon Kirby, professore di evoluzione del linguaggio all’Università di Edimburgo, afferma: “Queste scoperte sfidano le convinzioni consolidate sull’unicità del linguaggio umano, rivelando profonde somiglianze tra specie evolutivamente distanti”. Oltre a stupirci e umiliarci, le capacità delle balene potrebbero aiutarci a comprendere meglio il linguaggio di altri animali e il nostro.

Un crescente numero di ricerche suggerisce che molte specie possiedono sistemi di comunicazione complessi, con caratteristiche un tempo ritenute unicamente umane. Nel primo studio, l’etologo e scienziato computazionale Mason Youngblood della Stony Brook University ha utilizzato due leggi linguistiche per esaminare l’efficienza di 51 lingue umane e 65.511 sequenze di canti di balene.

La selezione naturale favorisce una comunicazione efficiente, nota Youngblood, poiché aiuta a condividere informazioni vitali in modo rapido e semplice. Sebbene segnali complessi possano trasmettere più informazioni e la ridondanza garantisca una trasmissione accurata, questi benefici hanno un costo. Parlare troppo richiede tempo ed energia preziosi e potrebbe attirare predatori.

Per quantificare l’efficienza della comunicazione umana e delle balene, Youngblood ha applicato due principi linguistici: la legge di Menzerath e la legge di abbreviazione di Zipf. Secondo la legge di Menzerath, l’efficienza aumenta quando sequenze più lunghe, come parole, frasi o canti, sono composte da elementi più brevi, come parole, fonemi o note. La legge di abbreviazione di Zipf afferma che un sistema di comunicazione è più efficiente se gli elementi usati frequentemente, come parole, fonemi e note, sono più brevi.

Youngblood ha applicato entrambe le leggi a sequenze vocali di 16 specie di cetacei, tra cui balene con fanoni, delfini e altre balene dentate. Per confronto, ha valutato anche 51 lingue umane. Le chiamate di 11 delle 16 specie hanno mostrato la legge di Menzerath tanto quanto o più del linguaggio umano. Le eccezioni erano orche (Orcinus orca), delfini di Hector (Cephalorhynchus hectori), delfini di Commerson (Cephalorhynchus commersonii), delfini di Heaviside (Cephalorhynchus heavisidii) e balene franche del Pacifico settentrionale (Eubalaena japonica).

La maggior parte delle specie non ha mostrato la legge di abbreviazione di Zipf, riporta Youngblood. È apparsa solo nelle megattere e nelle balenottere azzurre (Balaenoptera musculus), con solo le megattere che rivaleggiano con l’adozione umana della legge.

Nel secondo studio, i ricercatori si sono concentrati sui canti delle megattere, applicando metodi quantitativi per analizzare la loro struttura. Queste scoperte potrebbero aprire nuove strade per comprendere l’evoluzione del linguaggio e la comunicazione tra specie diverse.

Fonte: Science Alert

 

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Salvatore Macrì
Salvatore Macrìhttps://sotutto.it
Amante della tecnologia, della buona musica e della SEO, scrivo articoli per puro divertmento e per delucidare delle tematiche legate alla vita quotidiana per rendere questo mondo meno complicato. Sensibile ai temi ambientali e strenue sostenitore di una "green revolution" che nasca dal basso.
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