Ci sono segnali sempre più evidenti che l’intelligenza artificiale rappresenta una minaccia concreta per un numero significativo di impieghi, specialmente quelli che tradizionalmente costituiscono il primo passo per le nuove generazioni di lavoratori. Questo è l’allarme lanciato da Aneesh Raman, chief economic opportunity officer di LinkedIn, sulle pagine del New York Times.
Raman, con un passato da corrispondente di guerra per la CNN e speechwriter per Barack Obama, ha paragonato la situazione attuale a quella degli anni ’80, quando il declino del settore manifatturiero causò la perdita di molti posti di lavoro negli Stati Uniti. Secondo lui, il primo a cedere sarà il gradino più basso della scala di carriera.
In altre parole, l’IA promette di sostituire soprattutto chi svolge le mansioni normalmente assegnate agli ultimi arrivati: i giovani programmatori incaricati di scrivere codici semplici o del debugging, le nuove leve degli studi legali che iniziano spulciando documenti, i giovani addetti al servizio clienti che svolgono i lavori meno delicati.
Analisi dei dati
L’analisi di Raman si basa su dati recenti: dal settembre 2022, il tasso di disoccupazione è aumentato maggiormente tra i laureati rispetto al resto della popolazione. Inoltre, l’ultimo Workforce Confidence Index di LinkedIn mostra un livello di pessimismo più alto tra la Generazione Z rispetto a qualsiasi altra fascia della popolazione. Un sondaggio di LinkedIn ha rivelato che il 63% dei dirigenti ritiene che l’intelligenza artificiale presto svolgerà mansioni normalmente assegnate ai nuovi dipendenti. Questo fenomeno non si limiterà al settore tecnologico, ma si estenderà anche a finanza, viaggi, cibo e servizi.
Impatto sulle carriere dei giovani
Il World Economic Forum prevede che tra il 2025 e il 2030 l’IA genererà un aumento netto di 78 milioni di posti di lavoro. Tuttavia, se i giovani saranno i più colpiti, le loro carriere potrebbero risentirne per anni. Secondo il Center for American Progress, chi rimane disoccupato per sei mesi a 22 anni guadagna 22.000 dollari in meno nel decennio successivo. Inoltre, la disoccupazione in determinate fasce della popolazione può provocare turbolenze politiche e sociali, specialmente tra coloro che non hanno conoscenze utili nelle imprese.
Ripensare i lavori per i giovani
La soluzione, secondo Raman, è ripensare i lavori che di norma vengono svolti dai più giovani. “Dobbiamo assicurarci che i lavoratori acquisiscano le competenze che le aziende cominciano a richiedere”, ha scritto. “A meno che non vogliano ritrovarsi senza persone sufficienti per riempire le posizioni dirigenziali nei prossimi anni, i datori di lavoro devono continuare ad assumere giovani. Ma devono ridisegnare le mansioni dei nuovi arrivati per assegnare loro compiti di più alto livello, che aggiungano valore al loro percorso professionale.”
Fonte: Forbes.it
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