Il complesso viaggio dallo spericolato adolescente al prudente anziano
Il passaggio dallo spericolato adolescente al prudente anziano è più complesso di quanto si pensasse, secondo un nuovo studio che ha identificato relazioni mutevoli tra le strutture neurali legate all’evitamento del rischio in diverse fasi della vita. I neuroscienziati dell’Università della California, Los Angeles, hanno guidato un’indagine su una parte critica del cervello che ci aiuta a determinare se dobbiamo “fare il salto” o evitare pericoli mortali.
Non siamo l’unica specie in cui gli adolescenti si impegnano in comportamenti marcatamente rischiosi, un modello che contrasta con la protezione della propria sopravvivenza a tutti i costi. Altri animali, come i topi, condividono questo tratto. “Questi comportamenti possono competere con la spinta a evitare situazioni minacciose, portando a una riduzione dei comportamenti di evitamento nei test di evitamento mediato da piattaforma (PMA)”, riportano gli autori nel loro nuovo articolo.
Studiando i cervelli dei topi, hanno scoperto che la corteccia prefrontale dorso-mediale (dmPFC) “arbitra” i percorsi neurali che assumono strutture distinte in determinati momenti della vita. È come se la corteccia prefrontale – la parte del cervello accreditata per la nostra capacità di guidare la nostra nave emotiva su un percorso più deliberato – stesse negoziando con le strutture che sostengono ciò che potremmo chiamare “istinto” (l’amigdala basolaterale, o BA, essendo il luogo della memoria della paura e del dolore; il nucleo accumbens, NA, essendo cruciale per la ricompensa, il rinforzo e l’avversione).
Queste negoziazioni, hanno mostrato gli esperimenti, dipendono molto dall’età. In un esperimento che ricorda il gioco del “chicken run” di James Dean in “Gioventù bruciata”, i topi sono stati addestrati a salire su una piattaforma per schivare una minaccia; una decisione resa più difficile con un banchetto disposto davanti a loro appena fuori dalla portata della piattaforma. Nonostante sapessero molto bene come sfuggire al segnale acustico che avevano associato a una scossa elettrica, i topi giovani e adolescenti sceglievano di rischiare e continuare a mangiare più a lungo, mentre i topi più anziani generalmente salivano diligentemente sulla piattaforma, aspettando che la minaccia fosse passata.
“Sebbene i topi di tutte le età avessero livelli simili di paura condizionata e alcuni comportamenti esplorativi durante il test di recupero, i giovani e gli adolescenti esploravano la parte minacciosa dell’ambiente più degli adulti”, riportano gli autori. Molecole fluorescenti iniettate nei cervelli dei soggetti di prova hanno permesso ai ricercatori di tracciare la fisiologia alla base di questi comportamenti. Livelli più alti di molecole luminose indicano generalmente maggiori quantità di attività neurale.
L’attivazione dei geni usando la luce attraverso un processo di optogenetica ha rivelato ulteriori dettagli su come l’attività in queste strutture cerebrali fosse correlata alle strategie di evitamento della minaccia nei topi giovani, adolescenti e adulti. Modello proposto dello sviluppo dei circuiti dmPFC alla base dell’evitamento della minaccia. Ulteriori dettagli qui. (Klune et al., Nature Neurosci)
Fonte: Science Alert
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