Un team di ricercatori americani ha scoperto un nuovo gruppo di microbi sepolti fino a oltre 20 metri sotto terra. Questi organismi, predominanti nei suoli profondi, svolgono un ruolo cruciale nella depurazione delle acque. Le loro scoperte gettano luce su un aspetto poco conosciuto della “zona critica” – quell’interfaccia tra atmosfera, suolo e rocce che regola i cicli vitali. Gli scienziati sottolineano l’adattamento unico di questi microbi a ambienti poveri di risorse, dove filtrano i inquinanti residui.
Un nuovo phylum microbico dalle origini acquatiche. L’analisi di campioni prelevati fino a 21 metri di profondità negli Stati Uniti e in Cina ha rivelato la presenza dominante del phylum CSP1-3. Questi microbi, sconosciuti fino ad ora, costituiscono oltre la metà delle comunità microbiche locali.
La loro abbondanza contrasta con quella dei suoli superficiali, dove nessuna specie supera solitamente pochi punti percentuali. I dati genetici indicano che questi organismi discendono da antenati acquatici che vivevano in sorgenti calde o laghi milioni di anni fa.
La loro evoluzione mostra almeno una transizione importante: dagli ambienti acquatici ai suoli superficiali, fino agli strati profondi. Questa adattamento progressivo spiega la loro specializzazione in ambienti poveri di risorse.
Contrariamente ai microbi dormienti, i CSP1-3 mostrano un’attività metabolica permanente nonostante una crescita molto lenta. Il loro genoma rivela meccanismi unici, come la sintesi di trealosio, che consente loro di sopravvivere in queste condizioni estreme. Questi tratti potrebbero spiegare il loro successo ecologico nelle profondità del suolo.
Depuratori naturali delle acque sotterranee. Nelle profondità della “zona critica”, i microbi CSP1-3 agiscono come filtri biologici finali. Mentre i suoli di superficie trattano rapidamente le acque piovane, questi strati inferiori trattengono i liquidi più a lungo, permettendo una depurazione prolungata. I microrganismi decompongono i residui di carbonio e azoto lisciviati dalla superficie.
Il loro metabolismo unico combina ossidazione del monossido di carbonio, fermentazione eterotrofa e utilizzo di substrati inorganici. Queste adattamenti permettono loro di funzionare nonostante la mancanza di ossigeno e la scarsità di nutrienti. Il loro ruolo è essenziale: eliminano gli ultimi inquinanti che attraversano gli strati superiori del suolo.
Questa scoperta apre nuove prospettive per la biorisanamento. I ricercatori stanno ora cercando di coltivare questi microbi in laboratorio per studiare il loro potenziale contro alcuni inquinanti.
Fonte: Techno Science
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