La lotta contro il cambiamento climatico non si limita alla riduzione delle emissioni di CO2. Una nuova ricerca svela come il diossido di carbonio possa essere immagazzinato in modo sostenibile nel sottosuolo, grazie a processi naturali poco conosciuti.
Gli scienziati hanno utilizzato simulazioni numeriche avanzate per comprendere il comportamento del CO2 una volta iniettato nelle falde acquifere. Contrariamente alle aspettative, il CO2 disciolto nell’acqua diventa più denso e si deposita gradualmente, offrendo una soluzione potenziale per il suo stoccaggio a lungo termine.
Marco De Paoli, responsabile dello studio, spiega che la densità dell’acqua aumenta con la dissoluzione del CO2. Questa proprietà fisica permette al miscuglio di penetrare negli strati geologici, creando strutture dove il CO2 rimane intrappolato.
Le ricerche dimostrano che questo fenomeno può verificarsi in serbatoi naturali come gli acquiferi salini o i vecchi giacimenti petroliferi. Queste formazioni geologiche, piuttosto comuni, potrebbero quindi svolgere un ruolo chiave nella sequestrazione del carbonio.
Le condizioni geologiche ideali includono uno strato impermeabile per contenere inizialmente il CO2 e una roccia porosa sottostante per facilitare il suo affondamento. Una volta che il CO2 è disciolto e sepolto, diventa stabile, anche in caso di perturbazioni geologiche.
Marco De Paoli sottolinea l’importanza di proseguire le ricerche per comprendere le reazioni chimiche tra il CO2 e i minerali rocciosi. Queste interazioni potrebbero migliorare ulteriormente l’efficacia dello stoccaggio geologico del carbonio.
Fonte: Techno Science
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