Per la prima volta, gli scienziati hanno sequenziato il DNA dell’intero genoma di un individuo vissuto nell’antico Egitto circa 4.643 anni fa, durante l’epoca della costruzione delle prime piramidi. Questo antico genoma apparteneva a un uomo anziano, probabilmente membro di una classe sociale d’élite. In base alla sua ascendenza, si ritiene che avesse capelli castani, occhi castani e pelle scura.
Circa l’80% del genoma di quest’uomo è legato a linee discendenti del Nord Africa, mentre il restante 20% è associato a linee discendenti dell’Asia occidentale. Questi risultati suggeriscono che i primi egiziani vivevano in un crogiolo di culture, con migranti e commercianti provenienti da altre parti dell’Africa e della Mesopotamia, un’antica regione che oggi comprende parti dell’Iraq, della Turchia e dell’Iran.
Le precedenti prove archeologiche hanno indicato legami commerciali e culturali tra l’Egitto e altre parti della Mezzaluna fertile, principalmente attraverso lo scambio di piante e animali addomesticati, sistemi di scrittura e tecnologie come la ruota di ceramica. Tuttavia, il DNA umano non si conserva facilmente nella regione calda e secca, rendendo questa scoperta particolarmente significativa.
La posizione geografica dell’individuo è stata identificata come Nuwayrat. Questo studio non solo arricchisce la nostra comprensione delle antiche civiltà, ma evidenzia anche l’importanza delle tecnologie moderne nel riscoprire il passato. La scoperta del genoma antico offre una nuova prospettiva sulla complessità delle interazioni culturali e genetiche nell’antico Egitto.
Fonte: Science Alert
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