lunedì, 23 Giugno 2025
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Un filtro all’ossido di grafene promette di rendere l’acqua di mare potabile all’istante: la scoperta che potrebbe cambiare il mondo

Da Manchester arriva una delle innovazioni scientifiche più promettenti nel campo della dissalazione dell’acqua marina: una membrana all’ossido di grafene che permette di filtrare istantaneamente il sale rendendo l’acqua potabile.
Secondo noi, siamo di fronte a una tecnologia che potrebbe ridefinire l’accesso all’acqua potabile nel mondo, specialmente nelle aree più colpite dalla crisi idrica.

Una soluzione semplice per un problema globale

La crisi idrica è un’emergenza planetaria. Secondo l’ONU, entro il 2025 il 14% della popolazione globale affronterà problemi legati alla carenza d’acqua dolce. In molte regioni del mondo, l’acqua di mare è l’unica risorsa accessibile, ma trasformarla in acqua potabile richiede impianti costosi e energivori.

La nuova membrana sviluppata all’Università di Manchester, sotto la guida del dottor Rahul Nair, rappresenta un salto di qualità: è economica, scalabile, e funziona con un consumo energetico ridotto.
Si basa su ossido di grafene, un derivato del grafene puro, ma molto più facile da produrre e maneggiare.

Come funziona la membrana all’ossido di grafene

L’ossido di grafene può essere distribuito in forma liquida e applicato su materiali porosi per creare un setaccio molecolare ultra sottile. Il cuore dell’innovazione sta in un accorgimento ingegneristico:
utilizzando una resina epossidica, i ricercatori sono riusciti a bloccare il rigonfiamento tipico della membrana in acqua, uno dei principali limiti che impedivano in passato la filtrazione del cloruro di sodio (il sale).

Il principio è semplice: le molecole d’acqua sono più piccole dei complessi ionici formati dal sale disciolto, e riescono a passare attraverso i canali strettissimi della membrana (meno di un nanometro).
Il risultato è una filtrazione selettiva: l’acqua passa, il sale resta fuori.

Il processo, inoltre, è rapido ed efficiente, perché l’acqua si muove attraverso la membrana come su una sorta di catena di montaggio molecolare, riducendo la resistenza e l’energia richiesta.

Una rivoluzione sostenibile?

Attualmente, la maggior parte degli impianti di desalinizzazione usa membrane polimeriche, che:

  • richiedono molta energia
  • si deteriorano facilmente
  • sono vulnerabili al biofouling (accumulo di batteri e alghe)

La membrana all’ossido di grafene, invece, ha una struttura più resistente e ordinata, con canali naturali che evitano intasamenti e resistenze.
È più facile da produrre, ha bisogno di meno manutenzione e potrebbe funzionare anche in impianti mobili o di emergenza.

Secondo Ram Devanathan, del Pacific Northwest National Laboratory, il passo successivo sarà lavorare su durabilità e produzione su larga scala, ma la base c’è tutta per un’adozione industriale in tempi relativamente brevi.

Il nostro punto di vista

Da parte nostra riteniamo che questa innovazione rappresenti uno dei casi più concreti di tecnologia “green” pronta all’impatto reale.
Non è un concept futuristico, ma una soluzione applicabile, scalabile e concreta per un problema che affligge milioni di persone ogni giorno.

In un contesto dove il cambiamento climatico mette sotto stress fiumi, falde e bacini, una membrana capace di trasformare l’acqua salata o reflua in risorsa potabile può cambiare radicalmente il futuro di interi territori.

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Salvatore Macrì
Salvatore Macrìhttps://it.linkedin.com/in/salmacri
Amante della tecnologia, della buona musica e della SEO, scrivo articoli per passione e per delucidare delle tematiche legate alla vita quotidiana per rendere questo mondo meno complicato. Sensibile ai temi ambientali e strenue sostenitore di una "green revolution" che nasca dal basso.
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