Un’enorme scoperta nel vicinato galattico del Sistema Solare
Un oggetto gigantesco, rimasto nascosto nel vicinato galattico del Sistema Solare, è stato finalmente svelato nella sua immensa e invisibile gloria. A soli 300 anni luce di distanza, al margine della Bolla Locale dello spazio, gli astronomi hanno scoperto una vasta nube a forma di mezzaluna composta da idrogeno molecolare, il mattone fondamentale di tutto l’Universo. È la prima volta che gli scienziati riescono a individuare materiale molecolare nello spazio interstellare cercando il bagliore della luce ultravioletta lontana. I suoi scopritori hanno chiamato la nube Eos, in onore della dea greca dell’alba.
La scoperta di Eos
“Questa è la prima nube molecolare mai scoperta cercando direttamente l’emissione ultravioletta lontana dell’idrogeno molecolare”, afferma l’astrofisica Blakesley Burkhart della Rutgers University negli Stati Uniti. “I dati hanno mostrato molecole di idrogeno che brillano rilevate tramite fluorescenza nell’ultravioletto lontano. Questa nube brilla letteralmente nel buio”.
Il mistero dello spazio interstellare
Quando guardi il cielo notturno, le stelle e i pianeti appaiono come diamanti scintillanti sparsi su velluto. Vedi puntini di luce, ma non molto tra di loro. Tuttavia, lo spazio interstellare non è vuoto. Materiale molecolare tenue fluttua tra le stelle, a volte riunendosi in una nube ad alta densità. Questo materiale è la sostanza da cui nascono le stelle, ma è difficile da vedere quando non è tutto raggruppato per formare una nebulosa. Le stelle sono molto, molto luminose, e il bagliore emesso dal mezzo interstellare è molto, molto debole.
Nuovi metodi di rilevamento
Esistono modi per rilevarlo; ad esempio, la luce che attraversa una nube di qualcosa può essere modificata in modo sottile, sia nell’orientamento dell’onda, sia in uno spostamento della frequenza. Una teoria sul materiale nello spazio interstellare è che potrebbe aver eluso la rilevazione. Uno dei traccianti più popolari che gli astronomi cercano, ad esempio, è il monossido di carbonio, che ha fornito molte informazioni sul mezzo interstellare. Ma cosa succede alle nubi che non contengono molto monossido di carbonio?
L’approccio innovativo
Burkhart e i suoi colleghi hanno adottato un approccio diverso, analizzando le osservazioni pubblicamente rilasciate raccolte dal telescopio spaziale ultravioletto STSat-1 della Corea del Sud. L’idrogeno costituisce circa il 90 percento dell’Universo visibile per atomi e il 73 percento per massa. L’idrogeno molecolare fluoresce nell’ultravioletto lontano quando irradiato dalla luce stellare ultravioletta, quindi i ricercatori hanno concentrato i loro sforzi nella ricerca di una forte emissione associata a questa interazione.
La mappatura di Eos
Questo li ha portati a Eos e ha permesso loro di mappare le sue dimensioni e forma. È approssimativamente a forma di mezzaluna e ha un diametro di circa 80-85 anni luce. All’interno di quel contorno, contiene circa 2.000 masse solari di idrogeno, rappresentando circa il 36 percento della massa totale della nube.
Fonte: Science Alert
Ricevi le ultime attualità sul mondo tech!