Scopri come un’idea teorica del 1972 è diventata realtà in laboratorio — e cosa potrebbe significare per il futuro dell’energia.
Sembra fantascienza, ma è fisica sperimentale: un team di ricercatori ha replicato per la prima volta in laboratorio un fenomeno legato ai buchi neri rotanti, noto come “bomba a buco nero”, spingendo l’esperimento fino alla distruzione del sistema stesso. Un progetto visionario che rielabora un concetto teorico del 1972 — e apre nuove domande su energia, rotazione e amplificazione delle onde.
Cos’è una “bomba a buco nero”?
Il nome deriva da un’ipotesi formulata nel 1972 da William Press e Saul Teukolsky: un buco nero in rotazione, circondato da specchi, potrebbe amplificare le onde che lo colpiscono, generando un’energia crescente — al punto da destabilizzare il sistema. Un effetto noto come superradianza.
In laboratorio non si usano ovviamente buchi neri, ma simulazioni fisiche basate su oggetti rotanti reali.
Il test: un cilindro rotante che amplifica onde come un buco nero
L’esperimento, condotto da un consorzio internazionale, ha utilizzato un cilindro in alluminio ruotante ad alta velocità, circondato da bobine metalliche. Questo setup ha simulato l’effetto Zel’dovich, ovvero la capacità di un oggetto rotante di amplificare un campo elettromagnetico.
Il campo magnetico generato è risultato più intenso di quello iniziale, a conferma dell’effetto di estrazione di energia dalla rotazione. In alcuni casi, la potenza generata è diventata instabile, provocando l’autodistruzione del dispositivo: un segnale potente della forza insita nel fenomeno.
Cosa ci insegna la superradianza?
La superradianza è la chiave del fenomeno: un’onda che interagisce con un oggetto rotante può riflettersi con più energia di quanta ne aveva in ingresso, se certe condizioni sono soddisfatte. È un principio teorico affascinante che, finora, era rimasto confinato alla matematica dell’astrofisica.
Con questo test, si dimostra che non serve un buco nero per osservare questi effetti, e che la fisica dei sistemi in rotazione ha applicazioni ben oltre lo spazio: in elettromagnetismo, fluidodinamica, termodinamica, perfino ingegneria dei materiali.
Secondo noi, è uno di quegli esperimenti che trasforma una formula in realtà tangibile, dimostrando come la scienza teorica possa diventare spettacolare — e utile — anche nel nostro mondo.
Cosa può succedere ora?
I risultati devono ancora essere pubblicati ufficialmente e sottoposti a peer review, ma già ora aprono prospettive di ricerca avanzata. I prossimi passi potrebbero includere:
- simulazioni su larga scala
- applicazioni in amplificatori rotanti per telecomunicazioni
- studio di reattori energetici ispirati alla dinamica dei buchi neri
L’idea di sfruttare la rotazione per “estrarre energia” non è nuova, ma convalidarla in laboratorio cambia completamente le regole del gioco.
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